Criterio di Eisenstein

In algebra, il criterio di Eisenstein è un criterio per dimostrare l'irriducibilità di alcuni polinomi a coefficienti interi. Prende il nome dal matematico tedesco Gotthold Eisenstein.

Il criterio

Sia P ( x ) {\displaystyle P(x)} un polinomio primitivo a coefficienti interi

P ( x ) = a n x n + a n 1 x n 1 + + a 1 x + a 0 . {\displaystyle P(x)=a_{n}x^{n}+a_{n-1}x^{n-1}+\ldots +a_{1}x+a_{0}.}

Il criterio di Eisenstein afferma che:

Se esiste un numero primo p {\displaystyle p} tale che:

  • p {\displaystyle p} non divide a n {\displaystyle a_{n}} ,
  • p {\displaystyle p} divide a 0 , a 1 , , a n 1 {\displaystyle a_{0},a_{1},\ldots ,a_{n-1}} ,
  • p 2 {\displaystyle p^{2}} non divide a 0 {\displaystyle a_{0}} ,

Allora P ( x ) {\displaystyle P(x)} è irriducibile tra i polinomi a coefficienti interi.

In altre parole, se valgono le ipotesi non esistono due polinomi a coefficienti interi H ( x ) {\displaystyle H(x)} e G ( x ) {\displaystyle G(x)} e di grado almeno uno tali che

H ( x ) G ( x ) = P ( x ) . {\displaystyle H(x)\cdot G(x)=P(x).}

Per il lemma di Gauss, non esistono neppure due polinomi H ( x ) {\displaystyle H(x)} e G ( x ) {\displaystyle G(x)} a coefficienti razionali di grado almeno uno il cui prodotto è P ( x ) {\displaystyle P(x)} , quindi P ( x ) {\displaystyle P(x)} è irriducibile pure tra i polinomi a coefficienti razionali.

Il criterio può essere generalizzato a qualsiasi dominio a fattorizzazione unica: basta sostituire alla nozione di numero primo quella di elemento primo.

Esempio

Consideriamo ad esempio il polinomio P ( x ) = 3 x 2 + 25 x + 10 {\displaystyle P(x)=3x^{2}+25x+10} ; a questo si può applicare il criterio a partire dal primo p=5, che divide 10 e 25, ma non 3; inoltre 5 2 = 25 {\displaystyle 5^{2}=25} non divide 10. Da questo si può dedurre che P(x) è irriducibile.

L'ultima condizione è importante: infatti se consideriamo il polinomio Q ( x ) = x 2 + 10 x + 25 {\displaystyle Q(x)=x^{2}+10x+25} , questo verifica le prime due condizioni, ma non la terza, e non è irriducibile: esiste infatti la fattorizzazione Q ( x ) = ( x + 5 ) 2 = ( x + 5 ) ( x + 5 ) {\displaystyle Q(x)=(x+5)^{2}=(x+5)(x+5)}

Dimostrazione

Supponiamo per assurdo che esistano due polinomi G(x) e H(x) che fattorizzano P(x) (dove P(x) verifica le ipotesi del criterio di Eisenstein), di grado rispettivamente g e h; scomponiamo quindi P(x) come

a n x n + a n 1 x n 1 + + a 1 x + a 0 = ( b g x g + b g 1 x g 1 + + b 1 x + b 0 ) ( c h x h + c h 1 x h 1 + + c 1 x + c 0 ) {\displaystyle a_{n}x^{n}+a_{n-1}x^{n-1}+\ldots +a_{1}x+a_{0}=(b_{g}x^{g}+b_{g-1}x^{g-1}+\ldots +b_{1}x+b_{0})(c_{h}x^{h}+c_{h-1}x^{h-1}+\ldots +c_{1}x+c_{0})}

Abbiamo allora

a 0 = b 0 c 0 {\displaystyle a_{0}=b_{0}c_{0}} e quindi p b 0 c 0 {\displaystyle p\mid b_{0}c_{0}} e p 2 b 0 c 0 {\displaystyle p^{2}\nmid b_{0}c_{0}}

da cui a meno di inversioni p b 0 {\displaystyle p\mid b_{0}} e p c 0 {\displaystyle p\nmid c_{0}} , continuiamo

p b 0 c 1 + b 1 c 0 {\displaystyle p\mid b_{0}c_{1}+b_{1}c_{0}} per cui p b 1 {\displaystyle p\mid b_{1}}

p b 0 c 2 + b 1 c 1 + b 2 c 0 {\displaystyle p\mid b_{0}c_{2}+b_{1}c_{1}+b_{2}c_{0}} per cui p b 2 {\displaystyle p\mid b_{2}}

...

dalle espressioni precedenti si deduce p | b k {\displaystyle p|b_{k}} , quindi p | G ( x ) {\displaystyle p|G(x)} , ma questo comporta che p | P ( x ) {\displaystyle p|P(x)} e dunque l'assurdo p | a n {\displaystyle p|a_{n}} .

Dimostrazione alternativa

Un'altra dimostrazione può essere data usando il campo Z p {\displaystyle \mathbb {Z} _{p}} delle classi di resto modulo il primo p {\displaystyle p} .

Consideriamo il polinomio π p ( f ( x ) ) {\displaystyle \pi _{p}(f(x))} , ottenuto dal polinomio f ( x ) {\displaystyle f(x)} proiettandone i coefficienti in Z p {\displaystyle \mathbb {Z} _{p}} ; poiché per ipotesi p {\displaystyle p} divide tutti i coefficienti escluso il coefficiente direttore, π p ( f ( x ) ) = c x n {\displaystyle \pi _{p}(f(x))=c\cdot x^{n}} con c Z p {\displaystyle c\in \mathbb {Z} _{p}} , c 0 {\displaystyle c\neq 0} . Poiché in Z p [ x ] {\displaystyle \mathbb {Z} _{p}[x]} vale la fattorizzazione unica, ogni fattorizzazione di f ( x ) {\displaystyle f(x)} in Z p [ x ] {\displaystyle \mathbb {Z} _{p}[x]} sarà in monomi. Supponiamo ora che f ( x ) {\displaystyle f(x)} sia riducibile in Z [ x ] {\displaystyle \mathbb {Z} [x]} , ovvero che esistano g ( x ) , h ( x ) Z [ x ] {\displaystyle g(x),h(x)\in \mathbb {Z} [x]} tali che f ( x ) = g ( x ) h ( x ) {\displaystyle f(x)=g(x)\cdot h(x)} con 1 d e g ( g ) ,   d e g ( h ) n 1 {\displaystyle 1\leq deg(g),\ deg(h)\leq n-1} . Si avrebbe che i fattori g ( x ) {\displaystyle g(x)} e h ( x ) {\displaystyle h(x)} , proiettati modulo p {\displaystyle p} , sarebbero monomi, ovvero si avrebbe π p ( g ( x ) ) = d x r {\displaystyle \pi _{p}(g(x))=d\cdot x^{r}} e π p ( h ( x ) ) = e x n r {\displaystyle \pi _{p}(h(x))=e\cdot x^{n-r}} , con d , e Z p {\displaystyle d,e\in \mathbb {Z} _{p}} , d , e 0 {\displaystyle d,e\neq 0} .

È facile verificare che π p ( g ( 0 ) ) = π p ( g ( x ) ) ( 0 ) = 0 {\displaystyle \pi _{p}(g(0))=\pi _{p}(g(x))(0)=0} e che π p ( h ( x ) ) ( 0 ) = π p ( h ( 0 ) ) = 0 , {\displaystyle \pi _{p}(h(x))(0)=\pi _{p}(h(0))=0,} dunque p {\displaystyle p} divide g ( 0 ) {\displaystyle g(0)} e h ( 0 ) {\displaystyle h(0)} . Ma allora p 2 {\displaystyle p^{2}} divide g ( 0 ) h ( 0 ) = f ( 0 ) = a 0 , {\displaystyle g(0)h(0)=f(0)=a_{0},} contraddicendo l'ipotesi p 2 a 0 {\displaystyle p^{2}\nmid a_{0}} . Quindi f ( x ) {\displaystyle f(x)} non è fattorizzabile in Z [ x ] {\displaystyle \mathbb {Z} [x]} , e dunque nemmeno in Q [ x ] {\displaystyle \mathbb {Q} [x]} per il lemma di Gauss.

Collegamenti esterni

  • (EN) Eric W. Weisstein, Eisenstein's Irreducibility Criterion, su MathWorld, Wolfram Research. Modifica su Wikidata
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