Passatella

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Il gioco della passatella (1831) da Bartolomeo Pinelli.

La passatella è un gioco da osteria che ha le sue origini nella Roma antica (ne parlano Catone ed Orazio), e divenne parte della tradizione romanesca nella Roma dei Papi. Lo scopo del gioco è quello di non far bere il vino o altre bevande alcoliche leggere ad un partecipante al fine di screditarlo o umiliarlo.

Modalità

Acquistata collettivamente una damigiana di vino ci si sedeva in gruppo ad un tavolo. Si eleggeva con una conta il Capo ed il Sottocapo i quali decidevano per via gerarchica un compagno cui passare per primo il recipiente. Ogni passaggio era accompagnato da una motivazione narrata con una filastrocca improvvisata. Scopo del gioco era far sì che il vino fosse consumato da tutti i partecipanti tranne qualcuno detto l'Ormo, deformazione romanesca dell'albero dell'olmo, allo scopo di umiliare una persona caduta in disgrazia o lo zimbello del gruppo, che viene appunto "fatto Ormo".

Non vi sono documenti che attestino l'origine della locuzione, come recita tra l'altro un manoscritto anonimo in prosa romanesca di inizio Novecento. Si suppone sia dovuta alla natura della pianta, caratterizzata da un legno asciutto e priva di frutti commestibili, oppure alla metafora di mandare l'ingenuo a reggere l'albero, normalmente saldo e robusto, mentre gli altri consumano anche la sua parte.

Un'altra ipotesi vuole la locuzione derivante dai caratteristici rami sottili dell'olmo, impiegati in passato per legare la vite. Pur a strettissimo contatto con la vite, non ne gode il frutto.

Per la sua natura crudele e l'ubriacatura dei concorrenti, il gioco degenerava spesso in risse, ricorrendo alle armi di ogni tipo, talvolta con esito fatale.

Spirito del gioco

ll vero spirito della passatella era lo "sfottò" e da quello, che avvelenava gli animi già provati dal vino, spesso scaturivano gli atti di violenza. Al gioco partecipavano non solo comitive di amici ma spesso anche rivali in affari, per campanilismo di quartiere o più frequentemente in amore e seguendo le rigide regole del gioco, si approfittava delle "dichiarazioni di permesso o negazione della bevuta" per dire cose sgradite ai giocatori in una sorta di tacita, condivisa zona franca, ma man mano che il tasso alcolico e la pesantezza delle dichiarazioni aumentavano, diminuiva il livello di sopportazione da parte di chi era stato "messo in mezzo" ovvero l'"ormo" fino a quando, piena la misura, si scatenava la violenza, risse, duelli rusticani e a volte c'era il morto accoltellato. L'appellativo di "ormo" come sopra ricordato deriva dal concetto che l'albero dell'olmo forniva non soltanto i legacci della vigna ma più importanti, i paletti di sostegno, con ruolo prettamente passivo rispetto al rigoglio delle piante così come passivo era nel gioco, il ruolo del malcapitato preso di mira cui per tutta la serata, era negato con lazzi e prese in giro, il bere.

Riferimenti in letteratura

  • Il gioco della Passatella viene proposto nella commedia dialettale del Rugantino, naturalmente fatto Ormo senza appello, e più drammaticamente nel film La legge (1959) di Jules Dassin, ed Er più (1971) di Sergio Corbucci, con un Adriano Celentano interprete di un caporione della Roma umbertina, insidiato da un balordo che viene screditato con il gioco.
  • La locuzione "Ormo" viene citata da Pier Paolo Pasolini, quale gergalismo per indicare la persona raggirata da una donna, con la quale sperava in un'avventura galante.

Riferimenti storiografici

Si racconta che Papa Sisto V, preoccupato dalle risse che il gioco provocava, volle provarlo con alcuni dei suoi cardinali ed accadde che il pontefice si trovò ripetutamente "fatto Ormo" al punto da scagliarsi contro gli stessi prelati che gli impedivano di bere. Grazie al pronto intervento di alcuni servitori si evitò peggio.

Varianti

Per estensione, il termine passatella viene utilizzato nell'Italia centro-meridionale per tutta una serie di giochi che hanno il fine di bere in compagnia, con esiti decisamente meno cruenti di un tempo. Attestate sono anche versioni del medesimo gioco che vanno sotto il nome di "Legge", e altre in cui la conta iniziale è sostituita da una mano di un comune gioco di carte. In quest'ultimo caso, si usa giocare una mano in cui vince chi detiene il punto più alto di primiera; dopo che il primo giocatore che detiene il punto scopre le carte, gli altri a giro lo interpellano legandosi o meno con lui nelle alleanze che poi determinano "i giocatori" che bevono e gli "olmi". Nel comune di Cercemaggiore, la "passatella" è una variante chiamata "iev ott", che è un gioco derivato dal tressette. Tuttavia, il classico gioco rimane il "fruscio e primero", dove si può partecipare anche come il quarto. In entrambi i casi, è possibile utilizzare carte napoletane. Anche di nota è l'evolversi del gioco dell'asso bastoni

In alcuni centri del subappennino dauno, come Castelluccio dei Sauri, il gioco ha perso i connotati sociali delle sue origini acquisendo una natura prettamente meccanica, secondo cui i cosiddetti "padroni", ossia i giocatori risultanti con i punti maggiori delle due "mani" di carte, che controllano i quattro quarti della bottiglia di birra da 0,33 litri, sono obbligati a bere egli stessi, o al massimo con coloro i quali siano risultati essere padroni di precedenti mani di carte dello stesso giro; si escludono, quindi, i giocatori che per loro sfortuna non abbiano mai raggiunto un punteggio di carte tale da conferirgli lo status di padrone, spogliando il gioco di quelle dinamiche di alleanze precostituite, o formatesi in medias res, che hanno caratterizzato il gioco dalle sue origini. Lo status di "olmo" diventa, così, esclusiva conseguenza del mancato raggiungimento di un punteggio di carte utile al controllo dei bicchieri e non di una strategia di gioco che coinvolge più giocatori che scelgono ex ante l'elemento a cui associare tale status per tutta la durata del giro di mani di carte.

Voci correlate

  • Patruni e sutta
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